Malattia venosa e gravidanza

Malattia venosa e gravidanza

La gravidanza è uno dei fattori di rischio modificabili per la comparsa della MVC e tale rischio aumenta all’aumentare del numero di gravidanze, soprattutto se si sono verificate a breve distanza l’una dall’altra. Un intervallo di tempo troppo breve tra una gravidanza e quella successiva può infatti associarsi ad un mancato recupero del tono della parete venosa e ad un mancato ripristino del corretto peso corporeo.

Il rischio percentuale di comparsa di malattia venosa in relazione ai trimestri del periodo gestazionale, è il seguente:

Trimestre di Gravidanza % di rischio comparsa MV
I 70
II 25
III 5

La percentuale di donne che hanno vene varicose in relazione al numero di gravidanze è il seguente:

Numero gravidanze %di donne con vene varicose
1 15
2 30
>2 60

La gravidanza può agire sia da fattore scatenante sia da fattore aggravante la malattia venosa e ne può modificare la storia naturale sia:

  • rendendo manifesta la malattia fino a quel momento ancora non visibile;
  • aggravando i sintomi e i segni clinici già pre-esistenti.

Due sono i principali meccanismi che rendono la gravidanza un fattore di rischio per la comparsa della MVC:

  1. uno di tipo ormonale: la gravidanza si associa sin dai primi giorni ad una modificazione del profilo ormonale, caratterizzato da un aumento del tasso di progesterone ed estrogeni.
    • Il progesterone determina stasi venosa per la sua azione rilassante sulle fibre muscolari non solo dell’utero ma anche di quelle presenti a livello della parete dei vasi sanguigni;
    • gli estrogeni causano vasodilatazione, per riduzione del tono venoso, aumento della permeabilità parietale capillare, ed aumento del flusso arterioso a livello dell’utero, effetti questi che determinano la comparsa di un maggior “ingorgo” a livello delle vene dell’addome-pelvi e di conseguenza delle gambe.

Questo meccanismo è presente durante tutto l’arco della gravidanza, sin dai primi giorni, e può favorire la comparsa di teleangectasie, vene reticolari o vere e proprie vene varicose. Tali varici possono comparire non solo sulle gambe ma anche a livello delle vene della pelvi.

  1. uno di tipo meccanico: l’aumento di volume dell’utero dovuto alla crescita del feto, soprattutto tra il secondo e terzo trimestre, comprime le vene presenti a livello dell’addome-pelvi e determina una riduzione del ritorno venoso del sangue dalle gambe verso il cuore, favorendo la comparsa di edema e dilatazione delle vene delle gambe.

Visto che nulla si può fare sulle modificazioni di tipo ormonale, essenziali per la crescita del feto, è importante che la donna gravida cerchi di non aumentare troppo di peso, facendo attenzione all’alimentazione ed eseguendo attività motoria, quali semplici ma prolungate passeggiate, o sport acquatici.

Il controllo del peso e l’attività motoria sono utili non solo per avere gambe più sane e belle, ma anche per ridurre il rischio di altri problemi di salute associati all’eccessivo aumento del peso corporeo durante la gravidanza, quali la comparsa di diabete gestazionale (ovvero aumento della glicemia durante la gravidanza) e l’aumento dei valori della pressione arteriosa, condizioni queste che possono essere pericolose sia per la donna che per il futuro nascituro.

La gravidanza inoltre per i medesimi meccanismi sopramenzionati (meccanico e ormonale) rappresenta una situazione potenzialmente a rischio per lo sviluppo di flebiti e/o di trombosi venosa, soprattutto nel corso dell’ultimo trimestre. Questo periodo è, infatti, caratterizzato sia da un aumento della quantità totale di sangue sia da una modificazione della normale composizione del sangue. Si ha un aumento dei fattori che possono favorire la comparsa di trombosi (aumento della trombina e del fibrinogeno, diminuzione della fibrinolisi e dell’attività dell’attivatore del plasminogeno) sia una riduzione dei fattori che si oppongono alla stessa (diminuzione della proteina S ed aumento della resistenza alla proteina C), con, quindi, un aumento del rischio di formazione di trombi.

L’ultimo trimestre e le prime 6 settimane dal parto rappresentano i periodi più a rischio per la comparsa di trombosi venosa.

Prevedere il decorso della malattia venosa al termine della gravidanza dopo il parto è difficile:

  • in alcuni casi, soprattutto se non sono presenti altri fattori di rischio favorenti la malattia e se la donna riesce a raggiungere in breve tempo un adeguato peso corporeo, la situazione può rientrare e rapidamente la dilatazione delle vene e la congestione della circolazione venosa si possono attenuare. Generalmente, in questi casi, la malattia regredisce nell’arco di 2-3 mesi dopo il parto.
  • nei casi in cui vi è predisposizione familiare o la persistenza di eccessivo peso corporeo, la malattia può persistere ed addirittura evolvere in uno stadio più severo.

In presenza di persistenza di malattia, qualora la donna volesse effettuare un trattamento di rimozione di eventuali vene varicose è comunque consigliato di aspettare almeno 2-3 mesi dalla fine dell’allattamento o almeno quando il peso corporeo è rientrato in valori di normalità.

L’uso delle calze elastiche è invece un presidio terapeutico che deve accompagnare tutte le fasi della gravidanza ed il periodo dopo il parto in quanto dà sollievo sui sintomi, riduce il gonfiore a livello delle gambe, aumentando il ritorno del sangue venoso verso il cuore.

Esistono calze elastiche per le gestanti, dotate di un corpetto che si adatta all’addome che cresce. Tuttavia, molte donne non sopportano di avere una compressione a livello dell’addome ed in questo caso sono molto utili le calze elastiche a compressione graduata autoreggenti, che sono anche più facili da indossare.

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